Nella prima parte dell’articolo abbiamo visto come il microbiota orale, cioè l’insieme di tutti i microorganismi che vivono nella nostra bocca, può avere un ruolo cruciale nel mantenere in buona salute non solo la bocca stessa, ma anche l’intero nostro organismo.
Esiste infatti una correlazione tra le alterazioni del microecosistema orale e alcune malattie che colpiscono le vie aeree, come la COPD, le polmoniti e il cancro ai polmoni.
L’articolo precedente chiudeva ricordando che osservare una correlazione non implica necessariamente un rapporto di causalità. Potrebbe essere, infatti, che l’alterazione degli equilibri tra i microrganismi della bocca causi, o almeno favorisca, l’insorgenza di malattie legate ai polmoni; ma potrebbe anche essere vero il contrario, cioè che siano le malattie delle vie aeree, già presenti, ad influire di riflesso anche sulla microflora orale provocandone uno squilibrio; così come è altrettanto possibile che non vi sia alcun rapporto causa-effetto tra le due condizioni, che semplicemente si manifestano negli stessi pazienti allo stesso momento.
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Per proteggersi dalle infezioni, il nostro corpo mette in campo una serie di difese molto efficaci. Queste includono l’uso di composti molto aggressivi, come gli ossidi di azoto o le specie reattive dell’ossigeno, che vengono prodotti dal nostro sistema immunitario e impiegati come armi chimiche contro gli invasori. Abbiamo inoltre il sistema del complemento che pattuglia il corpo e attacca ogni estraneo. Possiamo avvalerci anche dell’aiuto di sostanze antibiotiche o disinfettanti. Gli stessi batteri che vivono come ospiti sulle nostre mucose producono sostanze tossiche per i patogeni, come l’acqua ossigenata o i nitriti. Competono inoltre per gli stessi nutrienti, quindi impediscono agli ultimi arrivati di trovare le risorse necessarie per crescere.
I patogeni cercano di sfuggire alle nostre strategie difensive usando una grande varietà di stratagemmi, che per nostra fortuna funzionano molto raramente. Per contrastare le specie ossidanti, producono idrogeno. Per difendersi dai nitriti, alcuni producono un enzima che li detossifica. Per sbarazzarsi di sostanze antibiotiche, producono delle proteine che li pompano attivamente fuori dalla cellula. Per appiccicarsi di più alle superfici e nascondersi dal sistema immunitario, producono sostanze adesive. Le mutazioni genetiche, infine, contribuiscono a creare molta variabilità, che potrebbe dare origine a ceppi sempre più resistenti. Davvero agguerriti, questi piccoletti!
Ecco perché perturbare il microecosistema orale può favorire la colonizzazione delle vie respiratorie da parte dei patogeni. Ad esempio, la saliva e l’acido lattico prodotto dai microbi endogeni inibiscono la crescita di batteri indesiderati come gli Pseudomonas. Le disbiosi (alterazioni della flora microbica), le periodontiti e le stomatiti (infiammazioni delle gengive e della bocca), l’uso di dentiere, il fumo, alcune chemioterapie e radioterapie, l’immunodepressione e altre patologie possono andare ad alterare la composizione e quantità di saliva prodotta, portando a una cattiva igiene orale e uno spostamento da una normale microflora verso una maggiormente patogena. Anche diminuire il numero e la varietà di batteri orali commensali porta ad avere difese più basse contro i patogeni, perché la loro crescita è meno inibita dai “batteri buoni”.
Curare la nostra igiene orale personalmente oppure avvalendoci di dentisti e igienisti dentali è un primo passo. È stato notato, infatti, che i pazienti con malattie respiratorie hanno in comune la tendenza a non passare il filo interdentale, a non frequentare regolarmente gli studi dentistici e a spazzolare i denti in modo inappropriato. La diffusione di conoscenze e buone pratiche relative alla salute della bocca, quindi, può essere utile per la prevenzione e la cura di malattie del tratto respiratorio, come è stato dimostrato anche da alcuni studi.
I pazienti anziani necessitano di particolari cure e attenzioni, ed è stato osservato che favorire l’accesso all’igiene fatta da professionisti riduce il rischio di polmoniti e di ospedalizzazione per malattie respiratorie. Perfino per i pazienti in coma è stato notato che lavare i denti due volte al giorno riduce le infezioni quasi del 70%.
L’uso di sostanze antimicrobiche orali, come lo iodopovidone o la clorexidina riduce il rischio di sviluppare infezioni, così come impiegare antibiotici specifici che possano tenere a bada quei batteri che, di loro, non sono patogeni, ma che possono favorire la colonizzazione o la virulenza di quelli patogeni. Questo rappresenta un po’ il futuro delle terapie: pensare non al singolo microrganismo come se fosse isolato, ma pensare all’intera rete di interazioni dell’ecosistema orale.
In questo panorama si inserisce anche l’uso di probiotici. È stato visto che lattobacilli e streptococchi orali hanno la capacità di limitare la crescita dei patogeni; quindi, in alcuni casi i probiotici possono essere usati per migliorare la salute della bocca e per arrivare quindi a prevenire infezioni polmonari.
Quindi, nonostante siano ancora scarse le prove eziologiche che correlano il microecosistema orale alle malattie respiratorie, ci sono già alcuni indizi che questi due mondi siano in relazione tra loro e che si possano influenzare a vicenda. Restano da studiare più approfonditamente i meccanismi con cui questo può avvenire, per capire poi come prevenire o curare meglio queste patologie.